l’amore fa la ruota

Il posto preferito di Lorenzo è la stazione di Porta Nuova. Credo che tra Porta Nuova e Gardaland sceglierebbe sempre Porta Nuova. C’è tutto quello di cui ha bisogno: la tabaccheria dove comprare l’Ovetto Kinder schifando il cioccolato e fiondandosi sulla sorpresa, il bagno più fico di Torino che a soli 50 centesimi gli consente una pipì altolocata, una barista che gli fa un vero finto caffé macchiato, ci sono i poliziotti annoiati su una macchinetta biposto che una volta gli hanno fatto fare un giro vicino ai binari. E soprattutto i treni. Anche Marta è contenta di venirci, ma il posto preferito di Marta è per definizione il luogo dove le è consentito tenere un biscotto in mano.

Vista dalla stazione di Porta Nuova anche la domenica fa meno schifo. Prendiamo un croissant e un cappuccino da portar via e ci sediamo su una panchina a vedere partire qualche locomotiva. Un ragazzo, non particolarmente bello, scende dal vagone, una ragazza, non particolarmente bella, lo sta aspettando. Si corrono incontro e si abbracciano e cominciano a girare. Girano, girano come due dervishi rotanti, prima velocemente sull’impeto di essersi ritrovati, poi a un ritmo più lento. Non sentiamo cosa si dicono a piccoli sussurri all’orecchio, ma è il mantra dell’amore, la ripetizione del nome dell’altro forse, forse lui chiude le frasi che lei lascia in sospeso, forse si respirano solo.

Lorenzo:  “Cosa fanno mamma? Ballano?”

Io: “Una specie. Quando i grandi si amano a volte fanno la ruota”.

Lorenzo: “Anch’io voglio essere grande”.

Io: “Per fare la ruota?”.

Lorenzo: “No, per fischiare”.

Li lasciamo lì, i due dervisci rotanti. Un barbone spinge un carrello pieno di roba che è la sua casa, io spingo Marta e Lorenzo su un passeggino con pedana che è casa mia.Immagine

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40 thoughts on “l’amore fa la ruota

  1. Pingback: Tu chiamale se vuoi … | Camomilla o ginseng?

  2. 🙂 come non dirti bello? anni di viavai tra Roma e Torino ai tempi in cui ci si poteva vedere solo ogni 15 gg e i treni ci impiegavano 7 ore, che su un we sono una vita…insomma, quei due potevamo essere noi.
    Se non fosse che noi siamo bellissimi!! 😉

  3. passeggino e pedana fanno almeno sei ruote, no?…
    altro che dervishi!

    comunque, puoi chiedere a Lorenzo se mi insegna a fischiare, un giorno?
    io sono grande, ma fischiar non so.
    se fossi capace magari mi si scioglierebbe anche questo piccolo nodo che mi è salito in gola.
    notte buona e sogni belli.

  4. Solare says:

    Bellissimo post, mi vien da chiedermi come potresti descivere tu le cose di questo paese che per quanto spettacolare sia manca molto di poesia.
    Se mai capitassi da questa parte di mondo..be’, fai sapere.

  5. FRANZ says:

    E’ bello come l’hai descritto, ma è ancora più bello il fatto che questi momenti li hai vissuti, te li sei goduti. Questa è la cosa straordinaria.
    Io non so se tu fossi lì a rimproverare l’uno o l’altro dei bambini per qualcosa che non avrebbero dovuto fare o toccare, ma sembra di no. Qui sta la mia meraviglia. E invidia.
    Complimenti.

    • Uff!Anche io. Invidia e tanta ammirazione per il saper gustare le piccole cose importanti senza lo stress dei “no!”, “attento”,”vieni qua!” Etc etc…Brava!
      Sto leggendo il piccolo principe ai bimbi…ma nn è che sei tu?6 tornato!:-)

  6. GIACOMO says:

    Scrivi bene caspita, complimenti, di cuore.
    In questo martedì freddo e soleggiato ho avuto la bruttissima idea di ascoltarmi il mitico Alessandro Bono, e mi si è appiccicata una tristezza nostalgica che la saudade brasileira, in confronto, è una barzelletta da lacrime.
    E poi, leggo il tuo post, affondato, mi devi tre pacchi di Kleenex.
    Da piccolo mio papà mi portava spesso in stazione con lui, a vedere i treni o a berci il latte di mandorla.
    Amarcord.

  7. viola says:

    adesso mi rimane la curiosità di sapere quanto poco bellissimi erano. leggermente stempiato lui? leggermente sovrappeso lei? con le scarpe sporche e la barba incolta? con lo smalto scheggiato e il capello un po’ così?

  8. Barbara says:

    Nel 1999 ho conosciuto questo milanese.. ci siamo scritti, ci siamo raccontati, ci siamo conosciuti.
    Sei mesi dopo ci siamo incontrati di persona, io in arrivo alla Stazione Centrale di Milano, lui li ad aspettarmi davanti alla farmacia.
    Non era un adone, ma nei suoi occhi trovai tutto quello che avevo imparato ad amare nei mesi precedenti. Tanto che, al momento di ripartire, dopo averlo salutato, mi feci uno di quei pianti che si possono chiamare solo con un nome: paura. Paura di prenderci una di quelle fregature che poi non te le togli più. Paura di fidarmi e starci male. Paura.
    Un anno e mezzo di treni. Lui che tutti i venerdi arrivava in stazione, io che lo andavo a prendere. Lui che il lunedì mattina ripartiva, e io che tutte le volte avevo gli occhi lucidi.
    Finchè dodici anni fa ci siamo sposati, e fanculo il treno.
    Però ogni volta che parto per lavoro dalla Centrale ci penso.. e riesco a vedere ancora la scena, ogni volta, esattamente nell’angolo dove ci siamo incontrati la prima volta. Anche se ora l’hanno rifatta tutta e la farmacia l’han pure spostata, vedo quella ragazza con il cappottino grigio che si avvicina al ragazzo sportivo.. e mi fa tanta, tanta tenerezza.

  9. Se ero io mi avrebbero accusato di fare il lancio del martello …
    Cosa che faccio con i bimbi ovviamente.
    Sempre ruota.
    Sempre amore
    (se non li mollo alla massima velocità ovvio).

    Bel post. Si sente il natale in arrivo vero?

  10. LadyKaiura says:

    Gira la ruota, girala-la. Secondo “la” preceduto da fischio. Mi piaceva così tanto quel fischio che poi l’ho imparato a fare, in quella maniera. Tipo Fossa dei Leoni a Sani Siro. Non so come, ma la ruota e il fischio mi hanno fatto venire in mente Mike Buongiorno.
    Tutto questo per deviare dal fatto che io, con le stazioni, ho un rapporto di amore-odio molto forte, che mi ostino a non chiudere. “In the beginning, when we were winning, when our smiles were genuine” (The Everlasting, Manic Street Preachers, video ambientato – non a caso – in una stazione).

  11. anjaquinn says:

    Mi piacciono la tua bambina e il suo biscotto in mano.
    Apprezzo la serenità interiore di questa fanciulla zen cui basta un biscotto per sentirsi bene. Tutto questo movimento, questo roteare, i cicli geologici e delle stagioni, le passioni umane, le grandi migrazioni, le piccole tragedie, il chiasso, la polvere, l’ansia la sfiorano soltanto.
    L’importante è non stringere troppo per farlo sbriciolare nè troppo poco, altrimenti passa un piccione e ce lo porta via.
    Mica poco, io c’ho messo 33 anni a capirlo.

  12. Meno male che non l’ho letto di domenica, questo post. Che già c’ho la lacrima facile nel giorni feriali, figuriamoci la domenica. Alla fine è sempre lui, il protagonista. L’amore. Al centro dei tuoi post. Della tua famiglia, della tua vita. Forse è per questo che raccontare ti riesce così bene. È bello, che a volte tu faccia un po’ di spazio a noialtri, su quella pedana…

  13. GIACOMO says:

    Occhio a non oltrepassare la linea gialla, amici, che poi andar dalla stazione al camposanto è un attimo, manco il binario di King’s Cross sarebbe così veloce.

    Io son molto affascinato dai cimiteri, ma da quando ospitano due persone a me care, non riesco più ad avvicinarli.

  14. ingenuetà says:

    Quanti pensieri mi hai risvegliati. E sensazioni positive.
    Io e il mio primo moroso vivevamo nella stessa città, ma alla stazione ci andavamo apposta per guardare i treni che passavano e quelli che partivano. Preferivamo una panchina al binario 3 ad una classica panchina nel parco.
    Per me le stazioni sono luoghi bellissimi e pieni di fascino. Ma anche i cimiteri.

  15. GIACOMO says:

    L’odore della siepe di bosso dei cimiteri mi accende tantissimi ricordi, la mano di nonna e le sue spiegazioni sulla morte, epiche gesta degli zii, dei fratelli dei nonni.
    Bello, è come stendersi un plaid sulle ginocchia, e starsene sulla poltrona a bocca aperta a guardar fuori dalla finestra.
    Ammazza quanto sò vecchio!
    Ancora complimenti a Ms.Tiasmo!

  16. Mareinfinito says:

    Ti leggo, e trovo un retrogusto triste in quel che racconti oggi.
    Poesia e… boh? rimpianto? non so.

    Ti lascio (non so se è possibile?) il sito web di una mia amica.
    E’ una persona fantastica, che coglie la magia in ogni istante che viviamo.
    E lo traspone nei suoi scritti e nei suoi quadri.
    http://alberocasacucinastella.blogspot.it/
    Tiziana è davvero mia amica, amica di cuore, di sensazioni, di emozioni.

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