Nel salotto della tua infanzia c’è un quadro, lo vedi da quando sei bambina, appeso tra una pendola e una pianola che nessuno, a tua memoria, ha mai suonato. Sulla pianola c’è un centrino, ogni oggetto in questa casa si merita un centrino. La perversione è che sul centrino solitamente è posato un altro piccolo oggetto, un soprammobile, una cornice. Fantastichi di torri di soprammobili e centrini, strato su strato fino al soffitto. Il quadro è astratto, schizzi di colore intenso, ti mette di buon umore ma non sai perché, è solo rosso, blu e giallo a casaccio. Non è una copia di una tela famosa, in basso a destra manca la firma, una volta hai anche chiesto ai tuoi genitori da dove arrivasse, tua madre si è limitata a dire: “è prezioso”. Ma per tua madre “è prezioso” è un parametro ampio ed elastico, tutto ciò che è antecedente al 1980 è prezioso, antico, raro. Per una volta, però, le dai ragione, anche per te è prezioso, ti ci perdi dentro, ti siedi sul divano e fissi il rosso, il blu e il giallo, imbambolata come ti accade guardando fuori dalla finestra.
Un giorno il chiodo non regge più l’abbraccio del muro, il quadro cade, il vetro si rompe, ti incarichi di portarlo a riparare nel negozio di cornici che c’è in centro. Lo consegni a un signore anziano con le mani nodose, a forza di lavorare il legno le sue dita assomigliano a piccoli rami veloci mossi dalla linfa di un’operosità antica. Ti informa che il tuo quadro lo rivedrai tra una settimana e sette giorni dopo sei di nuovo lì. Il signore ti indica una tela appoggiata al muro, è soddisfatto, ti dice: “Ecco qua”. La cornice è giusta, ma il dipinto è sbagliato, ti è familiare, ma non è il tuo. Scuoti la testa: “Non è lui, c’è un errore, questo è un pappagallo, io avevo portato un soggetto astratto”. Il signore sorride e in un gesto teatrale mette il quadro e il pappagallo a zampe all’aria: “Così va meglio signorina?”. Il pappagallo era sempre stato lì, sulla parete, solo che lo guardavi dalla prospettiva sbagliata.
Ecco, se dovessi descrivere la mia vita di oggi (a un anno esatto dalla caduta del quadro) direi: l’ho guardata per 35 anni, mi ha tenuto compagnia, l’ho trovata sorprendente, intensa, a volte persino ipnotica, spesso totalmente priva di senso. Ma no, non era niente male. Solo era appesa a rovescio.
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Questo post era mistico, stai esplorando nuove strade di affabulazione! Con me funzionano tutte tra l’altro.
Mi hai fatto venire dei serissimi dubbi su un quadro astratto che i miei hanno a casa. In settimana controllo. Infine anche a casa loro c’è l’invasione dei centrini. Nessuno li fa…penso si moltiplichino in autonomia.
Alex
Mi getti nel dubbio cosmico. E se tutto ciò che ho visto sinora fosse semplicemente a rovescio?
tu dici che il pessimo gusto di mia madre alla fine era avanguardia?
Capita di essere troppo avanti rispetto ai tempi coevi e non essere capiti. C’è da rifletterci
Proporrò una legge per equiparare i pappagalli al numero 6 della tombola! Niente applausi ma opere di bene, grazie.
la storia del chiodo e del quadro. Non poteva che venirmi in mente questo:
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buonanotte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran.
Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.”
Novecento, Alessandro Baricco (quando ancora mi piaceva)
(era venuto in mente anche a me. quando ancora baricco piaceva anche a me)
tutte le ex fan di baricco a raccolta! io non lo amo, ma Novecento è un bel libro. Avercene…
io non proprio tra “le”, più tra “gli”. comunque ex.
scusa! gli gli gli!
è venuto in mente anche a me! oltre al libro mi era piaciuto anche il film…
il centrino è uno di quegli oggetti che fa da spartiacque generazionale. se a casa dei tuoi genitori ce n’è (ancora) uno, è inutile che fingi: vuol dire che tu hai più di trent’anni.
Ho meno di trent’anni!! Ma mia madre (pur essendo giovane) i centrini li usa…come raccoglipolvere. Come swiffer: loro raccolgono la polvere per settimane, mesi…poi mia madre dà una spolverata al mobile col centrino stesso e lo mette da lavare. Ho sempre creduto che la loro funzione fosse effettivamente questa.
eh ma così allora non è valido! centrino ornamentale, intendevo
(ti prego, dì a tua madre che è un genio. un g-e-n-i-o dell’arte delle pulizie domestiche. sono sincero, non è ironico)
Mi è venuta voglia di fare una gita nel salotto dei miei
cara sacerdotessa del pensiero laterale ora dimmi qual è il tuo centro. è lo stesso di nord o lo stesso di jack frost?
non lo so… è un centro per nulla permanente!
Bellissima metafora!
Ma poi hai chiesto di rimettere il gancetto dal lato opposto?
al contrario. già.
Adoro leggere i tuoi post e i commenti dei tuoi lettori. Sei, anzi siete, brillanti
voi lettori siete il mio orgoglio!
Cazzo, allora è tutto un problema di prospettiva
ma, mi chiedevo, il vecchino delle cornici (che tu hai descritto in modo poetico e bellissimo) c entra qualcosa?
forse il vecchino delle cornici a un certo punto é una specie di teofania.
chissà che ognuno, prima o poi, incontri il vecchino delle cornici.
mi hai fatto venire in mente mio padre che quando ero bimba mi ripeteva sempre di continuare a cercare una nuova prospettiva per guardare la realtà. Anche quando mi sembrava di conoscerla benissimo.
Anni dopo ritrovai lo stesso concetto ne “L’attimo fuggente”. Ed ora qui, nel tuo post 🙂
Io per quanto la giri e la rigiri, non ne ho ancora capito il verso.
Compio 35 anni fra meno di un mese. Chissà se allora capirò.
Nel frattempo mi sdraio, che è sempre una bella prospettiva.
Buonanotte
(sei bravissima, ma te lo hanno già detto, vero?)
Silvia
bellissima storia, da cui un sacco di spunti cominciano a frullarmi in stesa
Noooooo fantastico!!! Eccezionale!!! Non avrei mai pensato al quadro a rovescio.
Io invece, sai come mi sento? Come quei capolavori del passato, che venivano ricoperti da uno strato di stucco e ridipinti sopra con robaccia, per non mostrare il valore della grande opera che in realtà sta sotto.
Sto ancora aspettando che il mio splendore venga riportato alla luce 🙂
Sto seriamente pensando di andare a casa dei miei, depredarla di tutti i centrini e usarli come swiffer per ovviare l’annoso problema delle pulizie domestiche. Andrebbe brevettato come metodo.
Ciò detto: post meraviglioso, complimenti.
….Ma per tua madre “è prezioso” è un parametro ampio ed elastico, tutto ciò che è antecedente al 1980 è prezioso, antico, raro….
questa frase lo sempre pensata ma tu l’hai scritta…
il post è bello davvero, complimenti
l’ho pensata.. (sorry)
…..i centrini….quei cari vecchi centrini…pensavo fosse solo una fissa di mia nonna…