A settembre non dormo, è la prassi. Anzi no, peggio, dormo e poi mi sveglio, alle tre nel sottosopra e nel mio sottosopra c’è la tristezza, ci sono solo scadenze, bollette, c’è pure da votare, c’è la paura di non esserci, di non arrivare, di non farcela, di non sorridere abbastanza, poi ci sono errori di ogni tipo, potevo, dovevo a lettere cubitali, una scritta “sei in ritardo” al neon, ci sono incomprensioni e lunghi discorsi che mi passano davanti nel buio come in un gobbo dei conduttori in tv e li recito a mente, lunghi monologhi per chi credo mi abbia mancato di rispetto o lunghe scuse che non chiederò mai. Visualizzo disgrazie così disgraziate che devo scuotere forte la testa per cancellare le tracce dello scempio mentale. Ci sono le storie che vorrei scrivere ma sono troppo grandi, perché non le ho vissute e quindi scelgo storie più piccole perché mi sembra meno presuntuoso. Questo lo conosco, lo posso raccontare, non sto rubando il dolore o la felicità di un altro, non sto barando, è roba mia, può piacere o meno, ma è roba mia. Come il sottosopra.
Nel sottosopra ci sono i demoni, i diavoli. Diavolo è greco, diaballo, separare, dividere e in effetti l’inferno arriva quando tutto dentro va in frantumi. E quando tutto è frantumato e disarmonico alla fine hai bisogno di uno schieramento, di qualcosa che ti tenga insieme, che ti dica forse non sarai buono, ma sei giusto. Ma gli schieramenti non hanno mai ragione se non tengono conto delle singole persone. Se la battaglia non ce l’hai dentro non fai la guerra fuori, se sei in pace non hai bisogno di nemici. L’inferno è vivere nella contraddizione e una piccola forma di contraddizione la viviamo tutti. Insegnare ai nostri figli cose che noi non abbiamo la minima intenzione di fare, tipo fare attenzione o staccare. Staccaaaaa urliamo ai ragazzini al computer e noi non riusciamo a staccare, mai, neanche di notte, da orizzontali, a fare capriole, tra il su e il giù. La contraddizione di invocare la rivoluzione senza sapere cosa rivoluzionare.
Allora vengo da te, da te che non dormi mai e ti dico che sono triste e tu mi dici che va tutto bene. Arrenditi. Pensa a quanto ti sentiresti stupida a ritornare con la mente a stanotte, se le cose si mettessero improvvisamente male. Perché le cose purtroppo hanno la tendenza a peggiorare, è fisica, non è pessimismo, andiamo verso il disordine non il contrario, a prescindere dai programmi e dalle previsioni e dalle intenzioni. Ecco io non me lo potrei perdonare di essermi lamentato quando invece ero solo fortunato. E hai ragione. Sei la trottola d’argento da far girare sul tavolo, le bollicine d’aria da seguire per tornare in superficie. Mi sdraio di nuovo, la tristezza è come una bambina capricciosa, a volte bisognerebbe solo abbracciarla, asciugarle le lacrime e darle la buonanotte. Quel poco di notte che resta ancora da dormire.
Un abbraccio . . . a volte le notti sono lunghe, troppo lunghe! ♥
Ciao, Fior
Certe notti sono lunghe . . . troppo lunghe e troppo piene di pensieri!
Un abbraccio, Fior ♥