Hanno detto chiodo scaccia chiodo. Mai funzionato, con me la filosofia carpentiera non attacca, finisce che martello schiaccia dito. Anche logisticamente non ha senso. Ragioniamo: il secondo chiodo non finisce per conficcare nella linfa del legno il chiodo sottostante? E poi se hai l’anima tassellata, con le mensole e i cd della musica struggente, come la mettiamo? Resta poi che il chiodo è un corpo estraneo, come estraneo è qualsiasi corpo che non sia il suo.
Hanno scritto che il cuore ha la forma di un pugno chiuso, di bomba a mano, comunque un organo combattente. Io di combattere non ho più voglia, di stare in guardia, con il cuore serrato. Mi hanno detto occhio non vede, cuore non duole. Ma fegato rode, stomaco brucia, schiena si piega, ginocchio vacilla, dente digrigna, anima in pena, testa di cazzo.
Hanno detto che l’amore cambia con l’età. Non so. Se ti innamori a quarant’anni è come a venti, ma con più occhiaie. A venti sei un palloncino riempito d’aria, se ti lasciano andare senza averti legato, impazzisci, ti svuoti a vanvera, sobbalzando. A quaranta, anche slegato, sei più coordinato. Se ti innamori e va male a quarant’anni hai avuto più tempo per perfezionare un protocollo di chiusura efficace. Sai come vanno le cose, sai che devi fare i tuoi esercizi e che passerà. Sta già passando, ma che triste che passi. Si esercita la memoria, si esercita anche la dimenticanza. Correre a me serve, svuota la testa, tenersi a distanza di sicurezza dai pensieri che fanno male, dal cellulare. Funziona tornare da chi ti vuole bene, dall’abbraccio che ricompone. Funzionano i baci con gli sconosciuti. Funziona non cercarsi per mancarsi di un soffio, perché è il soffio che toglie il respiro. E tu fai i tuoi esercizi perché anche respirare non ti riesce benissimo, quando realizzi che sì, è andata così. Alla sera, vai a dormire pensando di aver fatto del tuo meglio e lì l’unica concessione: prima di addormentarti ti ripeti “speriamo stia bene”. Ma non tanto bene come quando stavamo insieme.
Mi pare che l’amore funzioni al contrario. Chi ha un debole è forte, è l’unica legge che conosco, è forte di quello che prova. Lo capisci da come dorme sereno, tra gli amanti quello che ama di meno. Ma vuoi mettere quello che veglia? Che guarda chi ha accanto con stupore ed emozione, che tiene acceso il fuoco? Che ha paura di chiudere gli occhi e svegliarsi dal sogno? Io quell’amore lì, perfetto, solo coi figli. Per un uomo, solo nei sogni.
Illustrazione di Letizia Rubegni (a cui va sempre tutto il mio amore).