Pedalando, in autostrada, senza sellino. Sotto il diluvio.

Piove sempre sul bagnato, si dice della ricchezza, ma vale più per la tristezza, le lacrime cadono dove sono abituate a cadere. È la stagione delle piogge per tutti, anche per chi si sente al sicuro, perché di sicuro resta poco. L’indicatore di insicurezza per me sono Marta e Lorenzo che mi chiedono “Mamma, come stai?”, quando accade so che sono guai, in condizioni normali è una domanda che non li sfiora lontanamente, loro non chiedono, loro rispondono. Mamma, come stai? Vale: mamma, come stiamo? Stiamo bene, perché è vero, ma è la stagione delle piogge per tutti, anche per noi che siamo al sicuro. Stiamo che è difficile continuare a scherzare su quel modello di mascherina che trasforma chi lo porta in Yoda, stiamo che non ci consola nemmeno la coincidenza tra il decreto e la stagione della bagna caoda e il pensiero che i vari Aglioween faranno i conti con la propria alitazza. Stiamo come le madri fuori dalle scuole (quelle ancora aperte)… donne du du DAD, in mezzo a una via, a ripetere la stessa litania. Stiamo che prendiamo atto e ci adattiamo, sapendo però che lo spirito di adattamento è la salvezza ma anche la condanna dell’uomo: si sopravvive al peggio, ma si fa anche l’abitudine al peggio. Stiamo che non ho mai sentito una pesantezza così profonda, capillare, storica; stiamo che stiamo perdendo il lavoro, anche chi ce l’ha lo sta perdendo nella forma in cui lo conosceva. Stiamo che la retorica del trasformare una crisi in un’opportunità ha preso la mano a questo 2020. Che andrà tutto benino a chi andava bene, di merda a chi andava benino e via così in un domino a perdere. Stiamo che sono anche infastidita per una forma di accanimento nei confronti dei genitori, della narrazione che se ne fa a più livelli, di un certo sarcasmo nel chiedersi dove li metteranno i figli ora che non c’è più il parcheggio delle attività sportive? Nell’invocare a gran voce le multe ai ragazzi senza mascherina così noi adulti impariamo a educarli meglio. Perché questi genitori di oggi devono imparare. E mi domando cosa esattamente? Qual è la lezione? Quella che mi hanno spiegato quando ho pagato nido e materna, per esempio? Mi pare che l’assunto fosse: non fare figli o meglio fai figli ma prima fai molti soldi. Stiamo che si moltiplicano i “cosa li avete fatti a fare?” nelle discussioni social, ogni volta che un padre o una madre esternano il proprio disagio di fronte a mesi di gestione scolastica e lavorativa sovrapposta e claustrofobica. La famosa filosofia dell’hai voluto la bicicletta? Adesso pedala, in autostrada, senza sellino. Sotto il diluvio. Eppure mi sembrava che i bambini fossero il futuro, non un bene di lusso e nemmeno un capriccio. A Marta e Lorenzo dico che sto bene che vale: stiamo bene, ed è la verità.

Io ero abituata a portarmi dentro la battaglia, mentre fuori tutto era calma apparente, improvvisamente l’interno e l’esterno si sono invertiti, la mia piccola storia personale ha cominciato ad andare controcorrente rispetto alla Storiaccia del Paese. In una tempistica miracolosa ho trovato l’amore prima che la pandemia trovasse noi e dico l’amore e non una storia d’amore, perché così è. Ho avuto diverse storie sentimentali, come tutti, ma l’amore e basta l’avevo conosciuto solo con la maternità, mai con un uomo. Le storie d’amore fanno i conti con le aspettative, con i modelli, con una forma di manipolazione, con un racconto (in quanto storia), un inizio e una fine, con una punteggiatura. L’amore no, è il punto fermo intorno a cui gira il resto, adesso mi pare chiaro. E relativizza il tempo, placa la nostalgia del passato e l’ansia del domani. E questo sì è il Bene, ma soprattutto è il più grande dei lussi.

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13 thoughts on “Pedalando, in autostrada, senza sellino. Sotto il diluvio.

  1. Lavinia says:

    Lo sport, la scuola, l’asilo, la festa di compleanno sono ovviamente tutti parcheggi per certe menti eccelse. Dimentichi il “mia nonna ne ha fatti 12 di figli e non si è mai lamentata”. Peccato però che i figli di quelle nonne spesso venivano tirati via da scuola alla fine della quinta elementare per aiutare papà nei campi. E le figlie per aiutare mamma nelle faccende domestiche. Non c’era lo sbatti di oggi. Non critico quei tempi ma se sento ancora qualcuno dire: “mia nonna… ” lo prendo a testate.

  2. wolf into the wild says:

    “Ho avuto diverse storie sentimentali, come tutti, ma l’amore e basta l’avevo conosciuto solo con la maternità, mai con un uomo”… un’affermazione forte, anche se autentica. Anche da qui nasce la fragilità ed il senso di smarrimento dei maschi… la consapevolezza che una donna ama in modo potente ed a volte “incomprensibile” i prorpi figli. Accettare “serenamente” di essere il numero 2… che in fondo va bene così, che se troppo grande per essere sempre al centro dell’universo…

  3. roberta says:

    gran bel pezzo, brava. Perchè tocca talmente tanti argomenti, emozioni e riflessioni e penso che rappresenti bene quello che molti di noi viviamo, io quantomeno; creare ogni giorno una motivazione per continuare e soprattutto dirsi che, alla fine, avere dentro un po’ di amore da dare e tenere cambia tutte le carte in tavola. E fa vincere😊 grazie!

  4. Fra says:

    Alla fine mi hai fatto scendere una lacrima, perche’ e’ quello che penso anche io ma non riesco a dirlo. Grazie per le cose che scrivi: guardo se c’e’ un pezzo nuovo quando sono triste per sentirmi meno sola e strapparmi un sorriso, perche’ alla fine hai sempre quel lato ironico che credo serva nella vita!

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